Altri tempi! Per Gian Mario Bravo

È difficile, se non impossibile, sintetizzare in poche righe una lunga vita, e intensa, come quella di Gian Mario Bravo.

Il «professor Bravo», per le migliaia di studenti dell’Università di Torino che lo hanno conosciuto, incrociato, seguito nei corsi, con le sue lezioni ricche e precise. O contestato, durante una delle tante “occupazioni” che si trovò a gestire come Preside di Scienze Politiche, una facoltà straordinaria in tutte le sue componenti. Era il «professor Bravo» anche per i numerosi funzionari che collaboravano con lui nelle diverse attività di gestione, programmazione, trasformazione dell’Università, cui sempre partecipava con proposte realistiche a ogni livello. Era sua abitudine rispondere a tutte le convocazioni che riceveva, protagonista intelligente di ogni discussione, si trattasse di un aulico Senato accademico o di una minuscola sottocommissione. Rispettosamente proponeva, correggeva, arretrava con modestia, se necessario. Del resto, Bravo fu sempre un rigoroso difensore dell’Università pubblica e si faceva carico coerentemente di questo impegno, tutelando la vitalità dell’istituzione a partire dai suoi organi di autogoverno.

“Uomo d’altri tempi”, hanno detto in molti.

Fu anche uno “studioso d’altri tempi”. In un libro che raccoglieva la sua ultima «ricerca pura» ricordava le biblioteche e gli archivi frequentati nel tempo, evocava gli schedari, le carte polverose; la capacità di inebriarsi di piccole, circoscritte scoperte; la passione con cui si mettono in ordine letture, interpretazioni, ipotesi: «Non è un modello né un esempio», avvertiva, ma «un lascito. Mi affaticò e divertì a lungo nell’ansia della documentazione e nella stesura, nelle serate di applicazione come sui tavoli delle biblioteche, esplorate a decine» (Democrazia, socialismo e partito repubblicano. Il tedesco-americano August Becker, Roma 2002).

Sempre improntato a modalità “d’altri tempi” fu il lavoro di organizzazione scientifica al di fuori dell’Università, per esempio nel seno della Fondazione Luigi Firpo – Centro di studi sul pensiero politico di Torino, del cui Comitato scientifico fu instancabile Presidente. Promotore di moltissimi convegni scientifici nazionali e internazionali, fu un vero e proprio sollecitatore d’intelligenze: basti pensare ai tanti progetti di giovani ricercatori che promosse e seguì in quella sede. Fu parimenti eccezionale l’impegno nella diffusione della cultura, con gli interventi sui giornali, la partecipazione a dibattiti, le presentazioni di libri, le discussioni sui problemi attuali: in quest’ottica, dall’inizio degli anni Settanta, fu uno dei maggiori protagonisti della vita dell’Unione culturale “Franco Antonicelli”, intervenendo con proposte, consigli, capacità organizzativa, acume politico.

Altri tempi, appunto.

Bravo fu un comunista. E in particolare fu un comunista italiano. Ebbe modo di ricordare la sua esperienza militante in uno scritto coinvolgente, apparso nel 2001 su «Studi piacentini», netto sin dal titolo: L’onore, la fortuna e il vanto d’essere stato marxista e comunista in Italia. Il triennio 1989-91 aveva segnato un passaggio difficile, non solo per lui, certo, ma a differenza di altri aveva preferito il ripensamento critico e onesto all’abiura. Del resto si sentiva parte di un “partito” nel senso storico e ampio del termine. Anche qui, un “intellettuale d’altri tempi”.

A ben guardare, cosa siano gli “altri tempi”, non è facile a dirsi: forse “tempi altri”, diversi qualitativamente, non già il semplice susseguirsi degli anni. Del resto, ogni concezione rigida e lineare del tempo, che pure fu di certo marxismo, è stata messa ampiamente in discussione, non da oggi e non senza buone ragioni. Si può ipotizzare, allora, che l’ultimo Bravo, magari con un sorriso sardonico ma affettuoso, avrebbe addirittura accettato che il saluto di un amico gli giungesse con le parole di un anarchico, uno dei pochi che – confessava – lo avesse sorpreso e per certi aspetti spiazzato. Nella crisi, nel naufragio di ogni certezza, nella disperazione, Gustav Landauer aveva scritto: «Auch die Vergangenheit ist Zukunft». Ecco, anche il passato è futuro, caro Gian Mario, uomo d’un altro tempo.

Gianfranco Ragona

Primo maggio 2020

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