Rivoluzioni dell’anima

Psichiatria, psicoanalisi, psicologia, psicoterapia, psicofarmaci. L’elenco di termini, pratiche e saperi che nel Novecento hanno imposto, proposto o promesso trasformazioni anche radicali di noi stessi potrebbe essere lungo. Nel secolo scorso si è spesso guardato nella loro direzione con speranza o paura, come se dalla natura di quegli interventi dipendessero una libertà e una felicità migliori per tutti. Una possibilità non soltanto di conoscersi e stare meglio, ma anche di organizzare la vita e la società in modo completamente diverso. Delle vere e proprie rivoluzioni dell’anima, insomma. Dalla scoperta della psicoanalisi alla legge Basaglia che abolisce i manicomi, l’ultima rivoluzione che l’Italia ha regalato al mondo, tutto nel ventesimo secolo parla di questo. La domanda delle cento pistole: “a cosa servono gli PSI?”, aveva dunque una risposta forte e chiara.

Le cose oggi sono parecchio cambiate. All’inizio degli anni zero del ventunesimo secolo i saperi e le pratiche dell’anima sono diventati ovvi, silenziosi e diffusi, come un rumore bianco o un senso comune. La professione dello specialista, come il ricorso che a essa fanno i pazienti, pare al contempo inflazionata e privatizzata. Da un lato, soprattutto nel campo della psichiatria, si registra la perdita di qualunque slancio politico. Sul lato della psicoterapia si assiste invece a una polverizzazione idiosincratica, quando non addirittura commerciale. Su entrambi i fronti accade insomma quel che oggi capita più o meno ovunque: ciascuno si salva l’anima e la pelle da solo.

Per affrontare a tutto campo questi temi e problemi, l’Unione Culturale organizza due giorni di riflessioni, dibattiti, proiezioni, esperimenti. Una volta all’anno il bunker di Palazzo Carignano viene infatti occupato per un week end da donne e uomini che fanno un mestiere interessante, cruciale e, almeno potenzialmente, fuori dagli schemi. L’anno scorso c’è stata una clamorosa “libera occupazione poetica” (21 marzo 2015, in occasione della giornata mondiale della poesia). Quest’anno saranno invece gli PSI di ogni latitudine e orientamento a occupare l’Uc. Con tavole rotonde di giovani apprendisti stregoni sul ruolo del denaro nella loro professione, dialoghi tra uno psichiatra e un suo paziente guarito dalla schizofrenia, fight club tra i due pesi massimi della psicoanalisi novecentesca (Freud contro Lacan), una lectio magistralis di una delle più intelligenti e raffinate psicoterapeute italiane, laboratori di arte terapia e bioenergetica (perché anche il corpo vuole la sua parte), proiezione di film di ieri e di oggi sulle speranze legate all’apertura degli ospedali psichiatrici e un dibattito finale sull’esperienza di Basaglia e la sua squadra di visionari.

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