Crisi finanziaria, crisi economica, o crisi del capitalismo?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Agli occhi di molti la crisi attuale non è altro che una crisi finanziaria causata dall’avidità di un gruppo di speculatori, da risolversi con il rafforzamento dello Stato o con politiche rivolte alla crescita e alla ridistribuzione.

Anselm Jappe, uno dei maggiori teorici della corrente internazionale chiamata “critica del valore”, è invece convinto che la crisi sia una tappa decisiva verso l’esaurimento storico del capitalismo.

Dopo duecento anni, il sistema capitalistico basato sulla trasformazione di lavoro vivo in valore ha raggiunto ormai il suo limite interno.

Le tecnologie, sostituendosi alla forza lavoro, hanno progressivamente sgretolato la sostanza stessa del valore rendendo obsoleti il lavoro e la società che vi si basa.

Ma la società del lavoro non è sparita, e trasforma ogni giorno masse sempre più grandi di uomini in “materiale superfluo”, destinato alla barbarie.

Tutte le forme di vita della società mercantile sono ovunque in crisi: la politica, gli scambi internazionali, il rapporto con la natura e perfino le nostre strutture psichiche.

Siamo allora davanti a un bivio: continuare a proporre soluzioni parziali e irrealizzabili, come il ritorno alla vecchia economia keinesiana; o cominciare a mettere radicalmente in discussione il denaro, la merce, il valore e il

lavoro e chiederci se proprio il loro abbandono non sia l’unica vera uscita dalla crisi.

 

Sabato 25 gennaio 2014, ore 16:00

Incontro con Anselm Jappe

Introduce 
Riccardo Frola

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