Toto e le sue sorelle

Anteprima torinese del film
Toto si surorile lui (Toto e le sue sorelle) di Alexander Nanau
(Romania, 2014, 93 min.)

– Premio del pubblico al Festival dei Popoli di Firenze –

21 marzo 2016 ore 21

Unione culturale Franco Antonicelli

via Cesare Battisti, 4 b – Torino
www.unioneculturale.org – 0115621776
(ingresso libero e gratuito)

Nell’ambito del suo programma di attività 2016 intitolato “Sound and vision”, il Gruppo cinema dell’Unione culturale Franco Antonicelli, in collaborazione con Moving Docs, Creative Europe Media, Doc/it Associazione Documentaristi italiani, Il Mese del Documentario e con l’Associazione Museo Nazionale del Cinema organizza l’anteprima torinese di un documentario che apre nuove frontiere nel cinema del reale.

SINOSSI

Toto ha 10 anni e vive nel difficile quartiere di Ferentari a Bucarest con le sue sorelle Aandrea e Ana. Abbandonati dal padre e senza la madre, detenuta per spaccio di droga, i tre vivono con gli zii tossicodipendenti tentando, ciascuno a proprio modo, di affrontare la vita quotidiana. Un documentario pieno di disperata tenerezza, capace di adottare il punto di vista dei suoi giovanissimi protagonisti per raccontare il desiderio di vivere la propria infanzia malgrado tutto.

DICHIARAZIONE DEL REGISTA:

Per me, il tema centrale di questo film è cosa ci rende ciò che siamo e quali modelli scegliamo di seguire quando siamo bambini. Dopo sei mesi di ricerche, ho scelto di raccontare la storia di Toto e delle sue sorelle, una storia che ha a che fare con le difficoltà che incontrano bambini di età diverse nel crescere senza madre, in un ambiente dominato dalla povertà, dalla violenza, dalla tossicodipendenza e che al di là di tutto ciò riescono a trovare la forza per vedere la ricchezza della vita.
La loro storia è una metafora che può essere applicata alle vite di molti bambini i cui destini sembrano già predeterminati. Il fatto che alcuni nascano in circostanze simili a quelle in cui vivono i protagonisti del film è, per me, un caso e non ha nulla a che vedere con le capacità e ambizioni di ciascuno. Molto più importanti nel dar forma alle prospettive e all’immaginazione di ciascuno sono i modelli che ci scegliamo e le scelte di vita che facciamo. […] Desideravo che il film fosse comprensibile senza bisogno di scioccare o di enfatizzare la miseria del ghetto in cui vivono i protagonisti. Volevo che la violenza e l’uso di droghe si percepissero attraverso lo sguardo e l’atteggiamento dei bambini, quindi come normali elementi della vita quotidiana. Per questo la videocamera riprende dall’altezza dei personaggi. Il film non vuole compatire i bambini perché ‘piccoli e vulnerabili’ ma piuttosto osservare la vita attraverso i loro occhi, dalla loro prospettiva, da una posizione egualitaria rispetto a loro.

GIUDIZIO CRITICO:

“Rendersi visibile, avere un luogo in cui abitare è la preoccupazione principale di Totonel che finisce per trovare nella breakdance un mezzo di riconoscimento mentre il film raggiunge il suo climax narrativo. È attraverso la danza, e poi attraverso un piccolo concorso locale che Toto riesce a sviluppare dei legami affettivi con degli adulti (i suoi insegnanti). Il film oppone allora un ottimismo destabilizzante a una situazione disperata, e la chiarezza del percorso di Totonel alla confusione della sua esistenza. Il ritratto di questi fratelli vale dunque soprattutto per ciò che ci racconta dell’infanzia, del suo continuo tendere verso il futuro e della sua incredibile gioia di vivere.” (Cahiers du cinéma, gennaio 2016)

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