La Torino del futuro

 A cura del Gruppo di studio «Città e Territorio»
dell’Unione Culturale Franco Antonicelli

 

 

La città che vogliamo e che ci spetta di diritto

sarà una città dei cittadini, dove conta di più la qualità della vita che essere “smart”, dove alla competizione è sostituita la solidarietà, dove alla democrazia formale è preferita la partecipazione, dove invece del profitto di pochi è scelta la difesa dei beni di tutti;

sarà inserita in una politica di collaborazione locale e nazionale per la pianificazione del territorio, delle infrastrutture e dei servizi, dove la “città metropolitana” sarà uno strumento di riequilibrio delle risorse;

vedrà l’acquisizione pubblica delle rendite derivanti da interventi in infrastrutture e da cambiamenti di destinazione d’uso, che premino tutti i cittadini e non soltanto i proprietari delle aree e i grandi costruttori;

vedrà la ridistribuzione delle attività di livello elevato fuori dalle tradizionali località del centro e dei suoi dintorni, permettendo a tutti i cittadini uguali opportunità di accesso ai servizi;

vedrà la fine del problema della casa con l’accesso delle circa 10.000 famiglie in attesa di una casa popolare allo stock abitativo inutilizzato (circa 50.000 alloggi sfitti) attraverso politiche, anche fiscali, volte al suo riutilizzo e al rilancio del mercato degli affitti;

vedrà la conversione del patrimonio edilizio privato e pubblico verso il risparmio energetico, la messa in sicurezza, l’aggiornamento tecnologico;

vedrà la fine del consumo di suolo libero, il riuso dei suoli compromessi, la salvaguardia delle aree agricole e verdi;

vedrà migliorare la qualità dell’aria, dell’acqua, dell’ambiente e il benessere psicofisico dei cittadini potenziando le zone verdi di quartiere, le aree verdi urbane e di livello regionale. Saranno finalmente portati a termine i progetti di corridoi verdi e delle vie d’acqua («Torino città d’acque», «Corona Verde», «Anello verde»);

vedrà lo sviluppo di una mobilità sostenibile con drastica riduzione dell’uso individuale dell’automobile, prima causa di inquinamento, con una moratoria nella costruzione di parcheggi nel centro urbano, l’estensione delle aree pedonali e a circolazione calmierata, non solo in aree centrali, il potenziamento del trasporto pubblico e su ferro, senza inutili espansioni della rete autostradale;

vedrà lo stop e il ridimensionamento drastico dei grandi centri commerciali. Si riapriranno le attività produttive e artigianali di quartiere e i “centri commerciali naturali”, strade e negozi, non solo nelle aree centrali;

vedrà lo sviluppo dei servizi pubblici e della loro qualità a partire dai fabbisogni pregressi e attuali, espressi e non espressi, quartiere per quartiere, con particolare attenzione ai bambini, ai giovani, agli anziani;

vedrà un disegno urbano, rispettoso del paesaggio, della memoria, delle qualità ambientali e culturali. Saranno salvaguardati gli assi visivi tra la città, le montagne, la collina e il fiume; sarà data importanza al tessuto urbano storico, anche industriale, alla limitazione delle altezze dei nuovi edifici e alla cura degli spazi pubblici.

Tutto questo avverrà attraverso una revisione del PRG, ormai svuotato da circa 300 varianti, una riorganizzazione degli Uffici tecnici dei vari Istituti di tutela e una Commissione della Qualità urbana. Ci sarà un Urban Center indipendente che si occuperà dell’informazione democratica. Si ricaveranno risorse dai risparmi sulla macchina comunale, dalla rinegoziazione del debito con le banche e dall’aumento della tassazione sui grandi patrimoni.

Ma soprattutto ciò avverrà attraverso un vero processo partecipativo.

 

Mercoledì 11 giugno, ore 21.00

Tavola rotonda e dibattito

 

Partecipano:
Silvano Belligni
, politologo, Università degli Studi di Torino
Federico Boario
, ricercatore e collaboratore IRES
Elena Ferro
, sindacalista CGIL
Paolo Gallesio
, impresa costruzioni DEGA,
Sow Lamine, esperto problemi dell’immigrazione
Rosario Lo Mauro, funzionario ATC
Karl Kraehmer , studente, Comitato Cavallerizza 14.45

 

Introduce e modera:
Guido Montanari
, storico, docente Politecnico di Torino

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